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Notiziario parrocchiale della comunità di Colzate e di Bondo edito in occasione della Quaresima 2012

                Quaresima: conoscere la propria miseria

                                  per conoscere meglio Dio




                 a Quaresima è il tempo forte per eccellenza della   essere rimasto un poco in silenzio, prese una bacinella
                 conversione e del ritorno a Dio. Nella liturgia   e vi gettò dell’acqua, quindi invitò i due a specchiar-
            Lemergono continui richiami al senso cristiano      si dentro. In un primo momento, essendo l’acqua
            del peccato, all’umile preghiera con cui se ne doman-  agitata, i due non poterono specchiarsi, ma appena
            da perdono, alla carità operosa (digiuno ed elemosina)   l’acqua fu immobile, poterono scorgere chiaramente
            con cui si esprime la volontà di conversione.       i tratti del loro volto. L’eremita commentò questa
              Valorizzare questo tempo significa prendere co-   azione simbolica con queste parole: “Chi è immerso e
            scienza della continua chiamata a riscoprire insieme   impelagato nell’agitazione del mondo, non può vedere
            sia la memoria del proprio battesimo, sia la memoria   i propri peccati, se invece rimane nella solitudine,
            del mistero della pasqua di Cristo e della nostra pa-  può vedere se stesso e passare dalla conoscenza di
            squa uniti a lui. In questo tempo di grazia l’attenzione   sé alla conoscenza di Dio”.»
            è rivolta a Cristo e all’uomo                                               Può sembrare che l’eremi-
            e al mistero del Cristo che                                              ta volesse far disertare gli
            illumina la sorte dell’uomo.                                             altri due dalla vita di servizio,
              La fede e la riflessione te-                                           ma non è così. L’eremita sa-
            ologica della Chiesa colgono                                             peva bene che il primo obbe-
            nell’incarnazione, passione e                                            diva alla parola del Signore:
            risurrezione del Figlio di Dio                                           “Beato che semina la pace”
            la chiave per interpretare                                               (Mt 5,9), e il secondo alla
            tutta la storia e il vissuto                                             parola: “Sono stato malato e
            dell’umanità. Basti pensare                                              mi avete visitato” (Mt 25, 36).
            alle tentazioni di Gesù nel                                              Ma queste occupazioni evan-
            deserto. Si vede il Cristo ten-                                          geliche mancavano di un dato
            tato in quelle che sono le tre                                           che solo le poteva rendere
            tentazioni tipiche dell’uma-                                             evangeliche: l’unione con Dio,
            nità: l’apparire, il denaro e                                             ciò che Cristo aveva definito
                                                      L'"Agnello Pasquale"
            il successo. Dice S. Agostino      da un affresco del Santuario di S. Patrizio  come la parte migliore che
            che in Cristo tentato è stato                                             solo Maria, sorella di Marta,
            tentato l’uomo e in Cristo vincitore della tentazione,   aveva scelto. In altre parole queste occupazioni si era-
            l’uomo ha vinto il demonio. Una volta e per sempre   no rivelate dispersive perché i due eremiti avevano
            Cristo ha salvato il mondo portando il creato alla   dimenticato la propria fragilità e la propria miseria.
            completa liberazione.                                  Un  padre  spirituale  un  giorno  disse:  “Come  è
              La Quaresima allora è il momento della intro-     possibile curare gli ammalati senza che prima non
            spezione, dell’esame di coscienza approfondito per   ci siamo fatti curare dal nostro medico, senza cioè
            conoscere la nostra miseria e la misericordia di Dio,   essere stati immunizzati, non dal dolore altrui, ma
            il nostro peccato e la sua grazia, la nostra povertà e   dall’essere sopraffatti dal dolore altrui?”. In questo
            la sua ricchezza, la nostra debolezza e la sua forza, la   campo ateismo, orgoglio e presunzione vanno di pari
            nostra stoltezza e la sua sapienza, la nostra tenebra   passo. Ecco la necessità in Quaresima di rientrare
            e la sua luce, il nostro inferno e il suo regno.    dentro noi stessi per scoprire che Dio può essere visto
              I Padri del deserto raccontano: «Tre amici, dopo   nella misura in cui l’uomo prende coscienza dei suoi
            aver abbracciato la vita monastica, si interrogarono   limiti. Ecco la necessità dell’appartarci, non tanto per
            sull’opportunità di continuarne l’esperienza. Due   sfuggire ai nostri doveri, ma per compierli meglio,
            decisero di interromperla per occuparsi il primo di   grazie al silenzio, al raccoglimento, alla salmodia,
            riconciliare le persone che non andavano d’accordo,   alla preghiera e alla lectio divina.
            l’altro di visitare i malati, il terzo invece rimase nel
            deserto. Dopo un po’ di tempo, i primi due delusi dalla   L’articolo prende spunto da una “Riflessione sulla
            vita attiva ritornarono dall’eremita e gli riferirono   Quaresima” dell’Archimandrita Marco Vincenzo Sir-
            i disinganni e le delusioni provate. L’eremita, dopo   chia dell’Eparchia di Piana degli Albanesi (Palermo).
            Comunità in Cammino                                                                               1
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